Innovare la Cooperazione Internazionale: tra Toro seduto e John Wayne…

di Alessandro Bechini | 26 marzo 2013

 

In queste ultime settimane va molto di moda tra le ong il libro di Valentina Furlanetto: ”L’industria della carità”. Edizioni Chiarelettere. Pamphlet a tesi, piuttosto modesto nell’analizzare la complessità del mondo della cooperazione allo sviluppo, ma che ha avuto l’indubbio merito di aprire un dibattito nel “recinto” del nostro settore.

Certo, l’analisi dell’autrice fa molto “indiani e cow boy” (per usare la definizione della mia collega Elisa Bacciotti), con una cooperazione buona, fatta dalle piccole ong, contro una cooperazione “cattiva” delle grandi ong, composte da squali e scialacquatori, più interessanti alla propria sopravvivenza che a migliorare le condizioni di vita dei beneficiari.

Penso che si possa fare di più, sia in fase di analisi che di prospettive.

Intanto rimettendo al centro della discussione non tanto la questione dei costi (rispetto al quale c’è una questione culturale e ideologica che meriterà un post ad hoc) quanto quella dell’impatto che i nostri interventi hanno nella lotta alla povertà, nei servizi legati al welfare ecc.

La necessità che il mondo delle ONG esca da una visione caritatevole e volontaristica: dobbiamo offrire alti livelli di professionalità, dimostrando di migliorare le condizioni di vita delle popolazioni nei territori dove operiamo, ma pretendendo che il nostro lavoro sia pagato a costi di mercato.

Il rapporto tra profit e no-profit: davvero non c’è modo di superare  una volta per tutte questo fossato per costruire insieme processi di sviluppo sostenibili e inclusivi?

Di questo e di altre sfide proverò ad occuparmi in questo spazio nel blog di ASVI (che ringrazio dell’opportunità). Scriverò di innovazione e buone pratiche legate al mondo della cooperazione allo sviluppo, cercando di offrire spunti (anche discutibili, ma è questo il fine di questo spazio, offrire idee per confrontarci) che possano aumentare la nostra capacità di migliorare le condizioni di vita nei territori dove lavoriamo.

Senza abusare, spero, della vostra pazienza…

 

 

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