Sandro Calvani | 24 settembre 2013
La domanda globale di cambiamento nei metodi di produzione e consumo di beni essenziali e di distribuzione del reddito è chiara a tutti gli studiosi, a tutti governi, a una gran parte delle opinioni pubbliche del mondo intero: avanti così non si può andare perchè l’umanità consuma il doppio di risorse naturali di quelle che il Pianeta può sostenere in questa e nella prossima generazione. I due principali effetti killer di errati stili di vita (di produzione e di consumo) del genere umano sono la povertà mondiale e il cambio climatico, ambedue condanne suicide causate dall’Homo Sapiens ( = Intelligente) , che ne è anche la vittima.
La forte riduzione della disuguaglianza è dunque il nocciolo dell’innovazione sociale che si aspetta il mondo ? O si tratta solo di un’opinione vetero-comunista come recentemente l’ha definita un deputato americano? Un dato chiaro lo offre il Credit Suisse -mai tacciato di opinioni politiche di sinistra- che sintetizza le dimensioni di tali preoccupanti deviazioni economiche che non sembrano certo intelligenti, nel suo rapporto mondiale sulla ricchezza nel 2012 (Global Wealth Report) pubblicato nel Giugno 2013. Il rapporto ha rivelato che l’8,1 % più ricco della popolazione adulta nel mondo controlla beni finanziari e non per un totale di 183 trilioni di dollari, pari al 82,4% di tutta la ricchezza disponibile sul Pianeta, mentre il 69,3 % della gente, cioè più dei due terzi dell’umanità, ha a disposizione il 3,3 % della ricchezza. L’Unicef ha commentato che, al ritmo attuale molto lento di riduzione della grave disuguaglianza di accesso ai beni dell’umanità, ridurre del 10% la povertà del miliardo dei più poveri al mondo richiederebbe otto secoli e mezzo.
Allora a me pare chiaro che le risposte date finora dai governi, dalle organizzazioni internazionali, dalla solidarietà e cooperazione allo sviluppo, alla domanda di giustizia e di equo accesso alle risorse fondamentali non ci sono state, o non hanno funzionato, o continuano ad arrivare troppo tardi; o addirittura non si può escludere del tutto che le soluzioni adottate in risposta al problema siano divenute qualche volta parte del problema. Trovare alla svelta qualche altra risposta più efficace può essere una sfida essenziale per l’innovazione sociale che spunta in tanti angoli del mondo.
Persone ed istituzioni ben educate che vogliono aver risposta ad un qualche invito lo incoraggiano con un elegante RSVP, abbreviazione del francese Répondez, s’il vous plaît, cioè “Rispondete per favore” .
R S V P è anche la mia formula di innovazione sociale che ho proposto ai miei studenti di affari umanitari di analizzare, per accelerare la realizzazione di un mondo più credibilmente Sapiens. Dato che insegno a Bangkok le parole chiave sono in inglese.
Cominciano con cinque R, quelle che credo debbano essere i princìpi fondanti della formula: Rapport: le cifre sopra menzionate devono causare a tutte le persone intellettualmente oneste dei brividi da shock. Sta morendo di povertà un miliardo di persone con i quali dobbiamo sentire un rapport un feeling come se fossero figli nostri. Responsibility: dobbiamo scoprire (mettere a nudo e al lavoro) la nostra responsabilità, cioè la capacità di trovare le risposte giuste senza aspettare che siano solo i governi a farlo. Sono necessarie Resources sia umane che finanziarie almeno dieci volte maggiori a quelle messe in campo finora. Non è un’opzione solo per i volontari o pochi eletti: è uno sforzo dell’umanità intera. Results: invece che sulle ideologie e le teorie economico-sociali accademiche e politiche, bisogna puntare sui risultati, cioè fare scelte basate sull’evidenza dei risultati ottenuti dalle buone pratiche che funzionano. Infine Risk: bisogna rischiare di più nel cambiamento e non accontentarsi di formule vecchie, cioè dobbiamo rinunciare alle risposte del passato per i problemi del futuro.
A brevissimo – su Blog4Change – il resto dell’invito ad agire.