Orologio biologico per i brillanti manager che ambiscono a diventare miliardari?

Dhebora Mirabelli | 23 Giugno 2015

Generare reddito, così come generare figli per le donne, per il Billionaires Report di Ubs e Pwc sembrerebbe rispondere alla regola del Carpe Diem.

Carissimi maschietti manager dal momento che, notoriamente e non solo in Italia, siete voi i protagonisti della vita economica di un Paese, questa volta l’ansia di fare presto e bene è tutta vostra!

Tutti gli esseri umani sono dotati di “orologio biologico”, che gestendo le ore di veglia e le ore di sonno condiziona alcuni processi fisiologici della vita. Il ciclo circadiano (dal latino circa diem = circa un giorno) regola il funzionamento dell’orologio biologico di processi che avvengono ogni giorno nel nostro corpo; la digestione, la minzione, la crescita e il ricambio cellulare sono alcuni esempi. A questi, quindi, non possiamo non aggiungere la “procreazione” creativa e innovativa di attività economica che di sicuro richiede la proficua gestione delle ore di veglia!

Lo studio citato, infatti, ha rilevato che 917 miliardari venuti dal niente hanno generato più di 3,6 trilioni di dollari di patrimonio globale. Il 23% della popolazione miliardaria ha stabilito la prima attività imprenditoriale prima dei 30 anni, mentre nel complesso il 68% l’ha fatto prima di compierne 40.

A fare la differenza sono piuttosto le condizioni nelle quali si arriva alla ricchezza: il 25% dei miliardari asiatici è cresciuto in povertà, come loro solo l’8% degli americani e il 6% degli europei: come dire che gli europei diventano miliardari perché “adottano” i patrimoni di famiglia!

D’altronde se in Italia si fatica ad uscire dal guscio è perché la protezione familiare diventata economica e sociale dopo i primi 30 anni di studio e, di conseguenza, di rafforzamento dell’empowerment “giovanile”. Saremo mai generatori di reddito competitivo?

In un Paese, come il nostro, che fatica a darci un lavoro oggi e una pensione domani l’unica strada sembrerebbe quella di svegliarsi e diventare globalmente competitivi.

L’apprendimento lungo tutto l’arco della nostra vita dovrebbe essere sul campo e avere ad oggetto l’esperienza pratica e lavorativa fatta di successi costruita sui fallimenti.

Solo così l’età della crisi si trasformerà forse in età dell’oro anche per noi italici?

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