EDITORIALE. ActionAid, la democrazia è una questione di potere?

ActionAid Italia lancia al MAXXI di Roma la sua strategia  2018-2028 attraverso l’evento  “2028: Verso una migliore qualità della democrazia”.

Il lancio, teatrale e molto apprezzato dal pubblico – sold-out con largo anticipo – è significativo e ci piace sotto molti punti di vista, sia del format comunicativo che dei contenuti.

Condividiamo l’approccio centrato sulla cittadinanza attiva e sull’empowerment promosso da ActionAid e anche per questo, il 26 gennaio 2018, sarà il Segretario Generale Marco De Ponte a tenere il Keynote Speech durante la giornata inaugurale dei nostri Master Internazionali.

Ricordo che la ONG, insieme a Slow Food e Cittadinanzattiva onlus, è tra gli organizzatori del ‘Festival della Partecipazione’ che si tiene tutti gli anni all’Aquila nel mese di Luglio: un’ abitudine a confrontarsi in modo anche ludico con un ampio pubblico non di settore, per parlare a tutti e con il linguaggio giusto.

Una ulteriore dimostrazione di questa capacità di comunicazione, intrigante, provocatoria ed ammiccante (persino ai leghisti e alla destra), ActionAid l’ha data con l’ultimissimo video, tra i più divertenti ed intelligenti prodotti da una ONG italiana: ‘Aiutiamoli a casa loro’.

Al di là dell’ efficacia comunicativa, paradigma e linea di azione sono forti. Sviluppo e democrazia  si fanno sull’empowerment e sul potere, non sulla carità o sostituendosi. Lo sviluppo va creato in loco. La povertà, nella linea di pensiero che unisce la Social Change School, ActionAid, Oxfam e molte altre ONG, non è questione né di sole risorse economiche né di aiuti, ma di ridare il potere a chi ne ha meno o è fuori. E’ l’approccio di Amartya Sen e di Graham Green, capacitazione e riscatto. Una ricentratura forte – quella ‘dall’aiuto al potere’, dal soccorso all’empowerment- ma necessaria, se le ONG non vogliono essere per sempre dei meravigliosi tappabuchi delle falle del sistema.

Oggi il ‘sottosviluppo’ lo abbiamo sempre più in casa, spesso è un sotto-sviluppo culturale diffuso: l’incapacità di comprendere il mondo e il volersene difendere alzando muri (Trump), fuggendone (Brexit) o attaccando i migranti. Per superarlo, dobbiamo prendere posizioni forti e saper parlare a tutti, non solo a chi la pensa già come noi. È quello che, mi sembra, ActionAid stia cercando di fare al meglio.

Buon 2028!  

Marco Crescenzi 

Torna in alto