Prepararsi al futuro: la CSR una risposta possibile?

Maria Carla Cardelli| 9 Giugno 2015

Con la crisi economica mondiale e la globalizzazione della cultura e dell’economia in un contesto dove il pensiero politico ed economico dominante è quello basato sui principi dell’economia neoclassica ci si chiede quale sarà la risposta futura da parte delle imprese rispetto alle necessità sociali ed umane del globo. Una risposta forse potrebbe arrivare dai risultati dell’ultima indagine dell’osservatorio Socialis di Errepi Comunicazione.

Contrariamente alle aspettative, emerge un aumento del numero di imprese italiane impegnate nella responsabilità sociale d’impresa. Ma le nuove strategie aziendali sono incentrate sul coinvolgimento dei dipendenti: lotta agli sprechi, ottimizzazione dei consumi energetici e ciclo dei rifiuti. E il volume degli investimenti è diminuito rispetto agli anni precedenti.

In ogni caso il rapporto registra uno sviluppo dell’attenzione verso la responsabilità sociale a seguito della crisi, la Corporate Social Responsibility (CSR) viene infatti concepita come un potente strumento di riposizionamento strategico. La consapevolezza dell’importanza della CSR si è fatta più diffusa tra le nostre aziende e ha permeato la loro stessa identità.

Per il futuro la direzione d’investimento complessivamente più referenziata è quella della sostenibilità ambientale: riduzione degli sprechi in primis (64%), seguita dalla riduzione dell’inquinamento (51%). A seguire, ad una certa distanza percentuale, le pari opportunità (25%) e l’integrazione sociale (21%).

Gli ambiti di investimento principali sono il risparmio energetico e contenimento degli sprechi e iniziative a favore dei dipendenti. Seguono lo smaltimento dei rifiuti, le iniziative di solidarietà e sostegno umanitario, le attività sportive e quelle artistiche e culturali. Nuove tecnologie per lo smaltimento dei rifiuti e il risparmio energetico, borse di studio alle università, possibilità di destinare direttamente dalla propria busta paga una quota ad associazioni attive sul territorio o iniziative di solidarietà, welfare aziendale, giornate di volontariato: tutte modalità di impegno che le aziende hanno citato nel rapporto, segno di una nuova spinta delle aziende ad essere attive sul territorio.

Il ruolo di cittadini e istituzioni che devono rendere la responsabilità sociale, ambientale e fiscale delle imprese economicamente sostenibile, anzi conveniente, diventa fondamentale.

Al salone della CSR del 6 maggio scorso, a Roma, è stato fatto il punto della situazione. Vito Gulli (Asdomar) ha sottolineato la seguente questione: la responsabilità sociale, ambientale, fiscale delle imprese è cosa bella, buona, giusta, da essa passa la nostra salvezza ed è anche ciò che può rendere la nostra vita felice, ma il problema è renderla economicamente sostenibile o conveniente. Un modo per far sì che ciò avvenga è dato dal comportamento di consumo della società che deve scegliere anche sulla base dell’etica delle aziende e non solo su criteri di costo.

Le imprese sono stimolate ad attivarsi su questo fronte solo per migliorare l’immagine e le proprie relazioni sul territorio, invece sarebbe necessaria una maggiore consapevolezza da parte delle istituzioni e della popolazione anche mediante i media e la formazione universitaria sul tema.

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