‘Conosciamoci!’: Michael Odong, Country and Partnership Manager Uganda per Social Change School

Michael Odong è un membro dello staff di Social Change School, ugandese, alumno del nostro Master MIDHA – Project Management for International Development and Humanitarian Aid.

Benvenuto, Michael! Vuoi presentarti?  

Sono un project management specialist di grande esperienza, un sostenitore della giustizia sociale con più di 15 anni di esperienza professionale nella gestione di programmi di sviluppo ed emergenza in Africa

Perché hai deciso di lavorare nella Cooperazione Internazionale?

Da bambino, durante il conflitto nel Nord Uganda, la priorità giornaliera era quella di trovare cibo a sufficienza per la famiglia. L’educazione era di secondaria importanza. La situazione è rimasta la stessa finché AVSI e World Vision non sono arrivati nella nostra regione ed hanno fornito assistenza alimentare e facilitato la frequentazione scolastica ai bambini nella mia regione. Ho imparato che ogni livello di assistenza è importante in un’emergenza umanitaria e ho deciso di dedicare la mia vita a portare speranza e fare una differenza all’interno delle vite delle persone bisognose.

Puoi darci qualche dettaglio sulla vita in un campo per sfollati? In che situazione sei cresciuto e come hai studiato?

‘Conosciamoci!’: Michael Odong, Country and Partnership Manager Uganda per Social Change SchoolQuando eravamo bambini, andavamo a scuola solo per incontrare gli altri e mantenere i contatti con la comunità, ma non pensavamo minimamente che l’educazione ci avrebbe aiutato in futuro. Non avevamo alcuna speranza nel futuro. Questa è una situazione tipica che la maggior parte dei bambini vive all’interno di un contesto di conflitto. La mia prospettiva è cambiata quando abbiamo abbandonato il campo per sfollati interni e ci siamo trasferiti in città. Abbiamo iniziato a percepire il sistema di istruzione in maniera diversa: sentivamo di doverci concentrare e focalizzare sullo studio. A quel punto, vedendo come mi distinguevo tra i miei compagni, ho iniziato a realizzare di avere addirittura un certo potenziale e questo mi ha aiutato a spingermi verso migliori scuole e studi.

Qual è la cosa più emozionante che hai sperimentato sul campo?

Quando ero un promotore locale per un programma di sanità e nutrizione che si rivolgeva al campo delle persone sfollate internamente in Uganda del Nord, specialmente a bambini al di sotto dei 5 anni. Il mio ruolo principale era quello di identificare bambini affetti da malnutrizione moderata e acuta e fornire loro razioni di cibo supplementari, monitorarne regolarmente la crescita, fornire consulenze e condurre il follow-up della community. Il momento più emozionante è stato quando ho visto sorridere di gioia la madre di un bambino con malnutrizione acuta al rendersi conto, mentre lo pesavamo, che suo figlio era migliorato fortemente.

Quale esperienza ti ha più scioccato?

Una delle esperienze più scioccanti è stata nel 2015, nella comunità più remota dello stato centro equatoriale del Sud Sudan, quando abbiamo dovuto assistere nel parto una donna sulla strada verso la struttura sanitaria. Nel contesto del Sud Sudan al tempo eravamo l’unica fonte di speranza per la popolazione. Eravamo gli unici a fornire servizi sanitari, per via del progetto che stavamo implementando.

Stavamo guidando, quando abbiamo trovato per la strada una donna partoriente. Ci siamo affrettati a condurla verso la struttura sanitaria più vicina e sulla strada è spuntato fuori il bambino! Le competenze di base che avevamo io e miei colleghi in macchina sono dovute bastare in quel momento. L’unica cosa che speravamo era che non ci sarebbero state complicazioni più avanti. Abbiamo donato alcuni dei nostri vestiti per avvolgere il bambino… Abbiamo fatto del nostro meglio. E, in quel frangente, ho imparato una lezione: se sei determinato a lavorare nel settore umanitario, allora non dovresti mai essere sorpreso e dovresti sempre essere in grado di rispondere. Dal punto di vista della comunità, sei tu la persona in grado di aiutare.  

Qual è stata la più grande sfida che hai dovuto affrontare nel tuo percorso professionale fino a questo momento?

Una delle più grandi sfide è stata quando ero Camp Manager di Croce Rossa per uno dei più vasti insediamenti di rifugiati, che si stimava coprisse circa 65 chilometri quadri in Nord Uganda. Ero responsabile dell’accoglienza, circa 3000 rifugiati al giorno, con un team di 300 volontari e 4 stabilimenti di produzione d’acqua che includevano il trattamento dell’acqua e rendevano l’acqua potabile sempre disponibile.

Un giorno abbiamo esaurito il cloro e l’abituale intervento di redistribuzione da altri siti di trattamento non poteva risolvere il problema. Tutti i tentativi di contattare l’Uganda National Water and Sewage Corporation per ricevere scorte di acqua in eccesso erano falliti. Non potevamo distribuire l’acqua così come era, perché è contaminata e la prossima cosa ad accadere sarebbe stato il dilagare di colera o di un’altra epidemia simile. Ma la necessità di acqua era altissima. A quel punto, per poter risolvere il problema, abbiamo dovuto trovare un modo per filtrare l’acqua da soli, più e più volte, e quello è stato l’unico modo possibile per avere acqua, in attesa della fornitura di cloro. Per 24 ore, abbiamo dovuto aspettare e distribuire acqua filtrata nell’insediamento.

In che modo pensi che Master MIDHA stia rispondendo alle necessità del settore in questo momento? (con un focus particolare sull’Uganda e sulle regioni circostanti)

‘Conosciamoci!’: Michael Odong, Country and Partnership Manager Uganda per Social Change School

Ultimamente l’Uganda ha ospitato il più grande numero di rifugiati della regione, inclusi rifugiati della Repubblica Democratica del Congo, Sud Sudan, Ruanda, Burundi e Somalia. Oltre a questo, l’Uganda è anche soggetta a gravi disastri naturali, come frane e inondazioni nell’Est e nell’Ovest del continente. Queste dinamiche non solo restringono il divario tra programmi di sviluppo e di emergenza, ma necessitano inoltre competenze professionali specifiche per gestire tali sfide in maniera efficace.

Il programma del Master MIDHA è strategico nel preparare i professionisti ad essere efficaci sia nei programmi di sviluppo che di emergenza. Fornisce le competenze necessarie nell’assessment, implementazione, monitoraggio e valutazione dei programmi. Il project development è senza dubbio una competenza di cui molti professionisti in Uganda hanno bisogno, in quanto la maggior parte di essi hanno esperienza unicamente nell’implementazione di progetti già sviluppati, un problema della maggior parte dei programmi di sviluppo.  

Qual è la “grande causa” che più ti sta a cuore?

Tengo molto al benessere delle madri e dei loro figli nelle situazioni di crisi. Ovviamente questo deriva anche dalla mia esperienza personale. Siamo cresciuti in una situazione di conflitto nel Nord Uganda, la nostra famiglia era stata sfollata. Abbiamo vissuto situazioni in cui ognuno doveva scappare nella propria direzione per salvarsi, senza neanche sapere dove fosse sua madre o suo padre, la sua famiglia. Nelle situazioni di calamità e conflitto è facile vedere con i propri occhi quanto madri e bambini siano quelli a soffrire di più. Vedi una donna scappare con un bambino e un bagaglio, senza sapere dove troverà rifugio. Avendo vissuto in prima persona questa esperienza e comprendendola mentre crescevo, sento che, a livello personale, voglio a tutti i costi avere un impatto e aiutare coloro che si trovano in questa situazione; per questo la causa a cui tengo di più è il benessere delle madri e dei loro bambini.

Che cosa ti piace di più della tuo ruolo in SCS? E di Social Change School?

Il mio ruolo attuale ha allargato considerevolmente il mio network e mi ha dato l’opportunità di lavorare con persone altamente determinate e con personalità straordinarie, facendomi anche vedere come facciamo la differenza nella vita delle persone in difficoltà.
Sono orgoglioso di poter collaborare con Social Change School, una scuola di alta reputazione e riconosciuta a livello mondiale da organizzazioni internazionali quali Save the Children, Oxfam, AMREF, UNDP, e molte altre.

Per concludere questa intervista: quale messaggio vuoi lasciare ai nostri studenti e a chi lavora nel settore del Nonprofit?

Siete il seme del cambiamento, inizia tutto con voi e questo vi richiede di vivere una vita con uno scopo, con una visione ed una missione chiara.

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