Il “Made in Italy” dell’impresa sociale. La frontiera africana

Adriano Noli | 01 Luglio 2014

Spesso si parla di social innovation come di un nuovo paradigma e in Italia molto si gioca sul rapporto fra profit e non profit, parte del più complesso rapporto fra pubblico e privato il cui equilibrio è la chiave per il funzionamento della democrazia.

Da due diverse esperienze nel non profit italiano nascono due storie di impresa sociale che, in questo contesto, vale la pena raccontare.

Begue Pokai è un ostello in Senegal, non lontano da Dakar, di prossima apertura (Novembre 2014), costruito da zero da Rita Carnicella e Laura Carpineti, due ragazze italiane che qui sono venute in viaggio la prima volta e che poi hano deciso di fare il salto. Rita ha fondato e gestito un’associazione culturale a Milano, Laura lavora in un ente pubblico; esperienze che si completano e che saranno fondamentali.
Dice Rita: “Begue Pokai ha 2 anime; quella imprenditoriale e quella senza scopo di lucro.
Da un lato il turismo sostenibile, tanto locale quanto internazionale: la grande idea è quella, oltre alle camere individuali, dei “posti letto”, che a noi sembrano normali ma che qui, dove l’affitto funziona per lo più su case private e dove c’è ancora poca ricettività, costituisce una novità”.
L’aspetto interessante qui è la replicabilità di qualcosa che altrove già c’è: non sempre bisogna inventare qualcosa di nuovo!
“Dall’altro lato – continua Rita – le iniziative culturali negli spazi comuni; atelier di riciclo, autoproduzione manuale, centro professionale per giovani artigiani – che possono usare e gestire uno spazio per il proprio lavoro senza costi, perché questa parte viene finanziata dagli introiti dell’ostello”.
Le guide per le escursioni, la reception, la cucina, gli atelier; il progetto sarà un volano per creare lavoro locale, anche se il team di gestione sarà internazionale.
Per saperne di più; https://www.facebook.com/begue.pokai.1
oppure scrivete a begue.pokai@gmail.com

L’altra storia è in Burkina Faso ed è molto simile. Gherard Grimoldi, milanese, dal 2009 collaboratore dell’associazione burkinabé Kolon Kandya, nel villaggio di Dinderesso, oggi è il creatore della “Maison de la culture”, un Bed & Breakfast ispirato alle etnie del paese, sede di un progetto di turismo consapevole a sfondo culturale.
I progetti dell’associazione mirano tutti all’indipendenza economica dei soci lavoratori e allo sviluppo di competenze per i giovani; ci sono i laboratori di fabbricazione, imballaggio e vendita dei saponi artigianali, tutti portati avanti dalle donne del villaggio e i gruppi di capoeira e di formazione alla musica tradizionale, per i bambini dei quartieri di Bobo Dioulasso. I progetti sono finanziati dai viaggi organizzati con musicisti, danzatori, artigiani e viaggiatori italiani (ma anche francesi, spagnoli e tedeschi), che prima alloggiavano presso le camere dell’associazione: 4 camere con letti a castello, per un totale di 12 posti.
Poi, un funzionario internazionale di origine burkinabé, che oggi vive in Mali, ha proposto di utilizzare una sua casa privata, provvista di cucina e corte esterna; ne ricaveranno da 20 a 25 posti letto e vari spazi comuni. La affitta a un buon prezzo, ma non è regalata; quindi serve una mentalità d’impresa.
Ed ecco l’aspetto davvero interessante: il funding mix.
Dice Gherard: “Serviranno 8000 euro di ristrutturazione e 2000 per finiture ed arredamento. Poi ci sarà l’affitto. Parte verrà pagato da un anticipo sull’iscrizione ai prossimi viaggi; chi partecipa avrà il proprio nome nella struttura, sulle pareti o su un mobile. Quel che resta lo mettiamo io e due soci”.
Quindi, da un lato una sorta di crowdfunding, con il meccanismo del reward, ma applicato “in analogico” verso quei followers pronti a fare il viaggio proposto (che verranno ospitati proprio nella Maison che avranno contribuito a costruire). Dall’altro l’impresa personale, l’investimento che diventa progetto di vita.
“La Maison sarà attiva tutto l’anno, non lavoreremo più solo nella stagione turistica. Sono previste attività di formazione professionale e di artigianato, ed una scuola di inglese per bambini. Sarà un centro di mediazione culturale, e sarà un centro anche per il turismo locale; qui si tengono festival panafricani importanti, come il FESTIMA sulle maschere tradizionali, o la Settimana Nazionale della Cultura; e grazie allo spazio esterno potremo organizzare eventi anche noi”.

La maison sarà pronta a Gennaio 2015. Un’intera comunità si mobilita intorno ad un’opportunità: “pensiamo di dar lavoro a 7 persone, tutte ovviamente del luogo, nel primo anno; cucina, pulizie, reception, etc.”

Nel suo ultimo viaggio, Gherard ha tenuto un blog; www.destinationwestafrica.org/blog-news
Se state pensando ad un viaggio indimenticabile e molto utile, scrivete a gherard_g@hotmail.com

Per curiosità, dubbi e approfondimenti potete contattarmi scrivendo a adriano.noli@social4social.org

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