Economia delle risorse naturali: il valore delle onde

di Laura Taraborrelli | 2 aprile 2013

 

Il WWF ha rivolto in questi giorni un appello al futuro Esecutivo italiano chiedendo che i temi “green” vengano inseriti nell’agenda della prossima legislatura: il video si apre con lo slogan “Pensare all’Ambiente conviene.

“A tutti!” e si chiude con la richiesta di inserire l’ambiente tra i principi della Costituzione.

Date per assodate la rilevanza e l’urgenza del messaggio, vale la pena di soffermarsi sulla modalità adottata dalla causa ambientalista. Nel 2002 il surfista Chad Nelsen decise di calcolare il “valore delle onde” di Rincon, famosa località di Puerto Rico frequentata da surfisti: voleva dimostrare che quelle onde valevano milioni di dollari in termini di “uso ricreativo” e convincere l’amministrazione locale a tutelare la spiaggia dallo sfruttamento edilizio.

Dimostrò che negli Stati Uniti il surf porta un giro di affari di almeno 2 miliardi di dollari l’anno e che, quindi, gli interessi dei surfisti vanno presi sul serio: vinse la sua battaglia ottenendo che la spiaggia divenisse riserva marina, contribuì alla nascita di una nuova scienza, la surfonomics, deputata a quantificare la potenzialità economica delle onde e ottenne il sostegno della Casa Bianca che ancora raccomanda di investire nella ricerca sul “capitale ambientale”.

Cosa possiamo imparare dalla vicenda di Nelsen? Innanzitutto a guardare il mondo con occhi ripuliti da stereotipi e pregiudizi : le onde non sono solo roba da surfisti sballati e squattrinati, anzi i surfisti sono soggetti economicamente rilevanti in quanto disposti a spendere per la loro passione.

Poichè è il momento di abbandonare la retorica ambientalista fine a se stessa per dialogare con il mondo dell’economia ad armi pari. La passione resta un punto di partenza imprescindibile, ma non basta: a un certo punto deve sfilarsi dal piano dell’astrazione e tradursi in numeri che l’economia possa comprendere e apprezzare.

Deve evidenziare il legame tra le risorse naturali, il loro potenziale economico e l’ economia locale che può trarne beneficio, secondo un paradigma di costi e ricavi che l’economia riconosce e accetta. Chi si batte per la difesa dell’ambiente deve uscire dal bozzolo autoreferenziale dei propri ideali e partecipare, dotato di strumenti decisionali adeguati, al tavolo della concertazione.

E’ chiaro che la visione del mondo non può ridursi a una grande analisi di costi e benefici, ma un’ onda da 24 milioni di dollari ha senz’altro qualche possibilità di sopravvivenza in più.

Il video appello del WWF

http://www.youtube.com/watch?v=VJOSK2FS9Xk&list=PL4SdJS9fvuxUb3H_O7IUmHqWD1jg2hoaQ&index=1

 

 

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