Intervista a Francesco. La sua vita ad un anno dalla fine del Master

Nel 2013 Francesco Miccichè si è iscritto al Master in Project Management per la Cooperazione Internazionale.

Adesso scrive progetti per due ONP che operano nel territorio regionale.
Pochi giorni fa gli abbiamo fatto qualche domanda per capire com’è cambiata la sua vita dopo il Master.

Perchè nel 2013 hai deciso di iscriverti ad un master ASVI?
Ho deciso di iscrivermi al master ASVI quando ho capito che se la carriera e l’impegno lavorativo devono assorbire molte delle mie energie, è bene che le gambe dei miei sforzi guidino un cuore appassionato e una mente aperta e positiva sul cammino della crescita personale, oltre che professionale . Ho cercato così di acquisire le competenze necessarie ad entrare nel mondo del non profit rivisitando il concetto di progettazione acquisito durante i miei studi universitari. Mi servivano strumenti per progettare con le persone, per le persone.
• Come valuti la tua esperienza formativa?
Considero l’esperienza formativa in ASVI molto positiva. Ciò è dovuto in parte al fatto che sono entrato da “neofita” del non profit, quindi tutto è stato nuovo e stimolante, in parte ad una didattica ben strutturata. Gli elementi essenziali e gli strumenti necessari per affrontare il percorso per diventare un bravo progettista credo mi siano stati dati tutti. Professionisti esperti nella materia e con spiccata vocazione per l’insegnamento sono un tratto distintivo del Master in progettazione. Inoltre ho trovato quello che non stavo cercando ma di cui avevo altrettanto bisogno: una guida per comprendere l’importanza delle “soft skills”, attraverso un trainer decisamente brillante, un supporto alla didattica svolto con professionalità da persone appassionate e sensibili e il lavoro di gruppo per il Project Work.
• Il master ti è servito per intraprendere una carriera nel non Profit?
Il master in progettazione mi è servito a trovare il mio attuale lavoro (sto cominciando a scrivere progetti per due ONP che operano nel territorio regionale) principalmente per due motivi: “gli attrezzi del mestiere” che mi sono immediatamente tornati utili (e hanno, nonostante la mia inesperienza, colpito positivamente i miei datori di lavoro) e la spinta alla proattività. Questa credo sia la cosa più importante: essere positivi, attivi e interessarsi fino in fondo ad ognuna delle cause alle quali ci si lega. E’ una riflessione nata grazie agli stimoli ricevuti durante il corso ed è diventata la mia bussola nel mare della precarietà.
Forza e coraggio! Nonostante tutto.

 

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