“Non si muore per discriminazione”

Filippo Ungaro | 22 Marzo 2016

“Adesso sarete contenti”. Questo pare abbia scritto a tutti i compagni  una ragazzina di 12 anni di Pordenone prima di gettarsi dal secondo piano di casa una decina di giorni fa. Non ce la faceva proprio a rientrare in classe. Aveva paura dei suoi compagni, delle prese in giro, delle umiliazioni. E’ stata vittima di bullismo o cyberbullismo se preferite. E come lei ce ne sono tanti di ragazzi che lo subiscono. Secondo l’Istat oltre il 50% degli under 18. Per fortuna la ragazza se la caverà, la prognosi è stata di 40 giorni e sembra siano esclusi danni gravi.

Ma non è del fatto di cronaca di cui vorrei parlare. Ne di un tentativo disperato di una persona, ancora molto giovane, di gridare al mondo la sua rabbia per le umiliazioni e le sofferenze subite. Commentatori ed esperti importanti hanno già detto molto su questo.

Ciò che mi piace mettere in evidenza è un gesto partito spontaneamente da alcuni coetanei della ragazza di Pordenone. Ragazzi che si sono sentiti indignati per quanto accaduto. Che hanno voluto far sentire forte la loro voce. Che hanno compiuto un gesto di solidarietà importante. Non solo. Hanno costruito una campagna di comunicazione niente male. Hanno preso un cartello con la scritta “Non si muore per discriminazione” e si sono fatti una foto. Questa foto la hanno postata sulla loro pagina Facebook (facebook.com/sottosoprabari) e immediatamente hanno ricevuto tantissimi like, quasi 8.000, e circa 3.600 condivisioni.

Qualcuno ha rilanciato l’iniziativa, social network di importanti associazioni o testate giornalistiche nazionali e regionali (il corriere.it, il TG regionale della RAI Puglia tanto per citare due esempi). Insomma, un vero successo. Visibilità, senza dubbio. Ma, sono certo, anche efficace sensibilizzazione verso i ragazzi che compiono atti di bullismo visto che, in questo caso, non siamo noi adulti a dire cosa devono o non devono fare i nostri figli, ma i loro coetanei con slogan intelligenti ed efficaci.

Traggo principalmente due elementi di riflessione da questa vicenda: per prima cosa le campagne veramente sentite, spontanee, non artefatte, sono quelle che funzionano meglio. E questa è una conferma più che una novità, ma è sempre bene per noi “comunicatori” non dimenticarlo.

Secondo, il 9 febbraio si è tenuto il Safer Internet Day, la giornata europea per l’utilizzo sicuro di internet e delle nuove tecnologie. Ebbene, cogliamo ancora una volta questa occasione per riflettere su quanto le nuove tecnologie possano essere importanti per la crescita e l’apprendimento dei nostri ragazzi. Ma pure quanto vadano educati a un utilizzo sano e sicuro. Ancora oggi in Italia, nel curriculum scolastico non esiste la media education. E se diamo per scontato che noi genitori siamo mediamente ignoranti in materia, chi mai insegnerà ai nostri figli?

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