Tutti nudi sullo schermo: Fund raising, innovazione sociale, impact investing senza veli.

Sandro Calvani | 01 ottobre 2013

“Conosci la verità e la verità ti farà libero”: l’antichissima saggezza espressa in diversi testi sacri la dice lunga sui freni e gli incentivi dell’innovazione sociale. La verità accende il cambiamento perchè rende i leader liberi dagli errori del passato e capaci di cercare un futuro migliore.

Nei  quattro decenni  di aiuti allo sviluppo dei paesi poveri  (1970-2010) che ho vissuto dentro i meccanismi della cooperazione internazionale la domanda e la voglia di trasparenza sugli sforzi di co-responsabilità tra Nord e Sud del mondo sono sempre andati crescendo. Far sapere meglio e di più quel che si fa non è una garanzia di fare meglio e di più , ma è un encomiabile sforzo di dire almeno la verità: non la verità sui risultati, ma solo sugli strumenti. Da questa aspirazione globale a guardare chi aiuta, chi è aiutato e come si svolge il partnenariato è nata l’ottima iniziativa e sito online “pubblica quel che finanzi” www.publishwhatyoufund.org . L’indice mondiale esiste da tre anni, pubblicato ogni anno in Ottobre, copre finora 50 organizzazioni bilaterali e multilaterali di aiuto allo sviluppo. L’indice va da 0 a 100 nel fotografare la trasparenza in cinque categorie: ottima (80-100), buona (60-79), mediocre (40-59), scarsa (20-39), molto scarsa (0-19). Nel 2012 i campioni mondiali in trasparenza sono stati l’agenzia britannica di aiuto allo sviluppo DFID con 91 punti e la Banca Mondiale con 88, uniche due istituzioni nella fascia detta “ottima”. Con un punteggio di 25 l’Italia si è classificata nella fascia bassa del gruppo a trasparenza scarsa, seguita da pochi altri “donatori” pieni di segreti, come la Svizzera, l’UNICEF (14), e la Cina a fondo classifica con 2 punti.  La Banca Mondiale ha fatto del suo principio di assoluta trasparenza “open data” un suo cavallo di battaglia per l’innovazione.  L’americana www.data.gov  pubblica 75.000 set di dati per 17 categorie di comunità di operatori di sviluppo sociale dall’educazione, all’agricoltura, alla salute.

Parallelamente sono nati circa trenta indici di qualità dello sviluppo sostenibile per sostituire il vecchissimo PIL, indice del prodotto interno lordo creato dalla Banca Mondiale, che aveva dominato le classifiche economiche per oltre tre decenni.  Gli indici di sviluppo, misurano i risultati, invece che gli strumenti. Si va dagli indici della felicità come l’ HPI  Happy Planet Index a quelli del benessere partecipativo come IWI Inclusive Wealth Index ,  dagli indici di qualità della vita come il QLI, Quality of Life Index, a quelli di progresso sociale come lo SPI  Social Progress Index   che è quello che preferisco, sperando di non essere accusato di campanilismo accademico, visto che è stato sviluppato dall’Università di Harvard. I colossi ed arbitri delle politiche di sviluppo come Nazioni Unite e OECD usano i loro HDI Human Development Index e YBLI Your Better Life Index.

C’era da aspettarsi che anche l’ultimo ritrovato dello sviluppo sostenibile, come l’innovazione sociale, creasse i suoi propri metodi di misura e di comparazione tra paesi e qualità dei progetti.  Per esempio ci sono attualmente 4.090 organizzazioni per l’innovazione nell’impatto sociale nel mondo intero che contribuiscono all’iniziativa di conoscenza e scambio dati chiamata IRIS Impacting Reporting  and Investment Standards ,  un catalogo di misure generalmente accettate dagli investitori per scoprire gli impatti sociali, ambientali e finanziari di un’innovazione.  IRIS rivela il fatto che le innovazioni sociali che non hanno paura di lasciarsi scrutare in ogni dettaglio esistono in 128 paesi e sono state in attività per una media di 15 anni,  servono più di 131 milioni di clienti e impiegano più di 600.000 dipendenti a tempo indeterminato. In termini finanziari hanno aggregato capitali per oltre 265 miliardi di dollari, mentre il 77 % di esse non solo pareggia i bilanci ma è anche in attivo e reinveste nelle comunità dove opera. 2.364 di queste organizzazioni partecipano anche alla comunità MIX Microfinance Information Exchange, che condivide tutto quel che c’è da sapere sulle iniziative di microcredito ai più poveri in tutto il mondo.

Tra gli investitori responsabili è nato nel 2007 il Global Impact Investing Network , un organo no profit dedicato a massimizzare gli impatti innovativi sociali ed ambientali di enti for profit come le compagnie e i fondi di investimento. “Mettere a nudo” i risultati dell’Impact investing è forse lo strumento più efficace per distinguere i buoni investimenti finanziari che costruiscono giustizia, pace, lavoro e rispettano l’ambiente. Tra questi indici c’è l’ottimo GIIRS  Global Impact Investing Rating Systemche aiuta investitori e comunità beneficiarie a misurare e comparare gli impatti ambientali e di innovazione sociale dei loro investimenti. Ad esso contribuiscono con i propri dati 50 fondi comuni di investimento che investono oltre 2 miliardi di dollari in 30 paesi. Una fondazione leader nel costruire trasparenza grazie alle suddette basi di dati aperte è la Rockfeller Foundation. Alcuni  imprenditori sociali che pubblicano i loro risultati innovativi hanno addirittura cambiato nome a questo sforzo: invece delle definizioni note di responsabilità sociale dell’impresa, social business, imprenditoria sociale, o dell’indefinito no profit, si chiamano NOP, not-only profit, non solo profitto… la verità vi farà liberi!

 

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