“Sogni, piena occupazione, elevate performance: ecco la nostra missione (possibile)”

Le ultime indagini “follow up’ su lavoro e occupazione qualificata e coerente durante l’anno ‘post-master’ ci mostrano cifre vicine al 100%, con pressoché piena occupazione e/o pieno raggiungimento degli obiettivi lavorativi da parte dei corsisti, per tutti i master organizzati dalla Scuola. In particolare il 100% di efficacia per il Master PMC-Project Management della Cooperazione, ed il 90% per i Master FRAME Fundraising Management e HOPE-Humanitarian Operation in Emergencies (nei primi 10 mesi). Con oltre un 40%- che rimane a lavorare nell’organizzazione che li ospita in Stage.

Una dimostrazione di come si possa fare occupazione di qualità e seguire i propri sogni, se si ha determinazione e capacità di scegliere i percorsi giusti.  Un risultato che toglie molti alibi e che dovrebbe invitare i colleghi della stampa-in particolare quella italiana, ad una maggiore attenzione e professionalità nelle analisi, evitando la banalità del disfattismo o la storia del solito ‘caso singolo di successo’.  Qui si parla di oltre mille formati solo da noi, e di decine di milioni di ‘sognatori’, in Europa, ‘occupati’ nel non profit (il 7% del totale in Europa, oltre il 3% in Italia)

A dire il vero, sono risultati che non mi sorprendono perché già raggiunti dalla Scuola più volte e molti anni fa.

Risultati percettivamente ‘pericolosi’ perché potrebbe far pensare che ‘basti fare il Master’ per poi essere ‘presi a bordo’ dalle ONG o per svoltare nella vita.  O che la offerta di lavoro delle ONG e nel nonprofit in generale sia talmente alta, che alla fine ‘si prendono tutti’.  La realtà è molto diversa. In particolare centinaia di migliaia di persone che tutti i mesi ‘si presentano’ cercando di entrare nel settore, in Europa, lamentano una ‘chiusura’ del settore, persino la mancata risposta, o l’accesso al massimo come volontario. Chi mi legge sa bene di cosa parlo. Molti sono precari e non riescono a ‘stabilizzarsi’. E allora come spiegare un successo di tali proporzioni? 

Sia i direttori dei Master che lo staff, hanno sottolineato alcuni ‘fattori critici’: il radicamento della Social Change School ed il lavoro fianco a fianco con le organizzazioni (da cui vengono direttori, advisers, selezionatori, docenti), i loro manager ed HRM; l’efficacia del Career Service e dello Stage; la coerenza tra i programmi e le competenze formate- per oggi e per domani, attraverso un attento studio dei profili professionali e del loro divenire. La ‘concretezza’ molto poco ‘universitaria’; i ‘challenge’ ed il percorso di valutazione e monitoraggio costante in progress del percorso dello studente; la ‘garanzia’ che la Scuola da rispetto ai propri diplomati ed il peso della certificazione rilasciata da una istituzione storica.

Tutti elementi di un sistema efficacie e che possono spiegare i risultati. Io vorrei mettere in luce due aspetti, uno ‘culturale’ ed uno legato alla qualità dei corsisti.

Il fatto che tutti i master abbiano questa efficacia, vuol dire che ciò non dipende solo dal grande impegno delle persone e delle equipe che li gestiscono. Ma che si lavori all’interno di un sistema collaudato e soprattutto di una cultura forte.

Che non è quella di una università generalista che fa un po’ di tutto e anche un ‘po’ di non profit’. Noi abbiamo una missione, da 20 anni, che è quella di formare i migliori professionisti del settore del mondo. Ho detto formare i migliori, non ‘occuparli’. Formare persone che quando vanno nelle organizzazioni facciano veramente la differenza. Quindi ce la mettiamo non tutta, di più, perché questa è la nostra unica ragione di esistere, ed il nostro successo non lo misuriamo in fatturati o numeri di studenti, ma nell’impatto sociale che produciamo.

Questo porta ad UNA TENSIONE AL RISULTATO, ad una attenzione, spasmodica. Noi ad es. non ‘aspettiamo’ i follow up occupazionali ad un anno, li creiamo durante il master, e anche durante l’anno successivo, informandoci su ‘come va’ il corsista e se possiamo aiutandolo a meglio seguire il ‘piano di carriera’ fatto, spingendolo ad entrare nella Community Alumni per un supporto a 360° gradi anche peer to peer.

Tale tensione nasce all’interno di un forte ’ENGAGEMENT’- che descriviamo come passione + dedizione–  amiamo molto le persone ed il nostro lavoro: non siamo ‘amministrativi’ o ‘formatori’ (con tutto il rispetto). Tutto lo staff ‘interno’ ha un passato – ed un presente- di volontariato, di cura della crescita delle persone, di cooperazione internazionale sul campo. Ci affezioniamo ai corsisti, ed ogni edizione che finisce è sempre un po’ uno shock, una perdita, che poi in realtà non lo è perché si rimane in contatti con la community ed in altri modi. Io personalmente, non sopporto proprio ‘vedere gente a spasso’ dopo un anno dal master, o che ‘rimane nel forprofit’ pur ricevendo offerte interessanti.

Il secondo aspetto che voglio sottolineare è la qualità dei corsisti. Che sono per un terzo giovani impegnati  selezionati con attenzione attraverso bacini di reclutamento qualificati (volontariato, associazioni giovanili come AIESEC, etc), per un terzo figure anche senior provenienti dal for profit– con età ed esperienze anche mature, per un terzo persone che già lavorano nel non profit ma spesso ‘traballanti’ professionalmente o in cerca di un decisivo consolidamento e aggiornamento delle competenze. Sono loro ‘la vera  differenza’.  Nel Colloquio di Valutazione del Potenziale l’ammissione è attentissima, dura un’ora, si va sul ‘carattere’ e la facciamo io stesso e colleghi HRM delle ONG partners. Quando facciamo un colloquio, ci chiediamo ‘questa persona è davvero interessante’? Impegnerei un’ora per un aperitivo e sentire  delle sue esperienze e percorsi”? Ha il ‘carattere giusto’? Ha i pre-requisiti per il successo?

 Ma non siamo e non vogliamo essere una scuola ‘di Elite’ e scadere nella retorica del ‘solo i migliori’- i più titolati, assertivi, brillanti. Accogliamo anche qualche ‘paperino’ e ne siano molto orgogliosi, lavoriamo a volte su ‘materiale umano’ immaturo, ma sempre promettente.  Per noi i nostri studenti (che abbiano 22 o 57 anni) sono comunque i migliori: perché persone vive, persone vere, persone che rischiano di proprio e investono tutto nei loro sogni. Per le quali abbiamo una cura ed un rispetto totali e con cui siamo felici di lavorare per il successo.

A loro in primis vanno i mei ringraziamenti, insieme a quelli per lo staff, i colleghi ed i tanti amici e partner internazionali con cui lavoriamo fianco a fianco efficacemente da tanti anni

In particolare, tra i tanti, voglio ringraziarne alcuni per il distintivo apporto: Save The Children, INTERSOS, OXFAM, AMREF, COOPI, AIESEC, EUCLID NETWORK, ACOSVO, CHS Alliance, Croce Rossa, LIBERA…. Continuiamo a costruire insieme!

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