‘Conosciamoci!’: Cinzia D’Intino

ASVI Social Change School festeggerà fra qualche mese 20 anni. 20 anni dedicati a insegnare e a trasmettere valori e tecniche. 20 anni passati a formare nuovi individui pronti a dare vita ai loro sogni.

Ma qual è la forza trainante della Social Change School? Chi sono i volti, le persone che rendono possibile la realizzazione di progetti, idee, eventi e che ogni giorno rappresentano l’anima che da vita e respiro a tutta l’organizzazione?

Con questa nuova rubrica vogliamo farveli conoscere! Vogliamo  presentarvi, una a una, le persone della Social Change School: chi sono, quali sono state le loro esperienze, come hanno dato vita ai loro sogni, e come, soprattutto, potranno aiutarvi a dare forma e a realizzare i vostri…

 

La prima persona a passare sotto la nostra lente d’ingrandimento è Cinzia D’Intino, energetica e solare responsabile della didattica. Incontriamola assieme e… ‘Conosciamoci!’

 

D.: Cinzia, quanti anni hai, e da quanto sei ad ASVI Social Change School?

R.: 33 Anni. E sono, felicemente, nella Social Change School da poco più di 1 anno. Pensa che ho fatto il mio colloquio, online, quando ero ancora in Africa, in Zambia, a Kanyama, uno dei compound più poveri di Lusaka; con tutte le difficoltà tecniche prevedibili del caso: la linea saltava sempre…

D.: Da quanto invece sei nel sociale? C’è un episodio che ti è rimasto particolarmente impresso?

R.: Da molto. Sicuramente da quando ero una ragazza. Quando ero adolescente passavo molto tempo in parrocchia, a Pescara, la mia città natale, passavo molto tempo in parrocchia a organizzare giochi e attività per i bambini ROM. C’è un episodio, legato alla mia vita nel mondo della solidarietà, che penso sia stato particolarmente significativo: lavoravo in Tanzania, come Project Manager, ed eravamo riusciti a ottenere dalle autorità locali per delle cooperative di agricoltori locali dei lotti di terreno coltivabile, dove piantarono della soia. I contadini ci invitarono a cogliere il primo raccolto con loro: fu molto bello, anche se faticoso. Fu un momento di grande e completa condivisione e gioia!

D.: Cinzia, tre parole per descriverti

R.: Razionale, Empatica, e sorridente

D.: Secondo te qual è la tua dote principale? E il tuo difetto?

R.: Credo che la mia ‘dote’ sia quella di provare a mettermi sempre nei panni della persona che ho davanti, di capire quali sono i suoi problemi, le sue necessità, i suoi punti di vista. In ogni tipo di rapporto…

Il mio difetto invece è… che sono pigrissima. Pigrizia fisica però, non mentale; per sconfiggerla mi butto spesso in situazioni molto faticose, come lavori pesanti, spostamenti scomodi

D.: Cinzia, tu hai un legame particolarmente forte con l’Africa. Non esclusivamente professionale… Se ti chiedo: cos’è l’Africa, cosa mi rispondi?

R.: L’Africa è stata un’occasione. Un’occasione per scoprire molti lati nascosti di me. Ti faccio un esempio: prima ero una persona impaziente, sempre affamata di risultati immediati, l’Africa mi ha invece insegnato che bisogna saper aspettare per ottenere risultati da se e dagli altri. Ecco, l’Africa mi ha insegnato la perseveranza.

D.: Qual è il tuo compito nella Social Change School?

R.: Sono una Didactic Coordinator. In particolare coordino il master ‘Project Managementfor International Cooperation’

D.: In questo tempo avrai sicuramente incontrato qualcuno, corsista, docente, collaboratore, che ti è rimasto impresso: chi e perché?

R.: Se devo pensare a una singola persona… C’è stato un docente, avevo iniziato da poco a lavorare in ASVI, uno dei primi con cui ho lavorato, che è stato una grande fonte di ispirazione per me, sia umanamente che professionalmente. Era una di quelle persone che, quando torni a casa la sera, ci ripensi, e ti senti fortunata di averle conosciute.

D.: Cinzia, un bilancio della tua avventura finora nell’universo non-profit.

R.: Sicuramente molto positivo. Ho ricevuto molto. Non a tutti capita di capire la propria strada. Per me è stata una combinazione di fattori: il momento giusto, la giusta occasione, e anche la mia capacità, o intuizione, di averla saputa cogliere. Mi spiego meglio: quando arrivò l’occasione giusta, io ho sentito che era anche il momento adatto e mi sono buttata dentro questa vita, senza paracadute. Io sono una persona razionale ma quando annuso un’occasione so gettarmi ed essere spavalda!

D.: Sicuramente una delle parole simbolo per ASVI è ‘Sogno’: una parola forte e delicata allo stesso tempo, molto impegnativa… Cos’è per te un sogno?

R.: Un sogno è un obbiettivo verso cui tendere. Uno stimolo.

D.: Rivelaci due tuoi sogni: uno professionale e uno personale.

R.: Il mio sogno professionale è fare il maggior numero di esperienze possibili, vivere quante più situazioni e incontrare quante più persone posso. Quello personale è, alla fine di tutte queste esperienze e incontri, vivere in una casa sul mare, dove posso camminare scalza tutto il giorno.

E sono convinta che li realizzerò entrambi!

D.: Cinzia, cosa ti aspetti dal futuro? A breve, prima di andare a vivere sin quella casa sul mare…

R.: Questo per me è un momento di grandi cambiamenti: io mi aspetto che mi diano sia soddisfazioni che gioia!

D.: Secondo te, cosa può aspettarsi di ricevere chi vuole impegnarsi nel Non-Profit? E cosa deve essere pronto a dare?

R.: Dal non-profit ricevi soddisfazioni che vanno oltre quelle immaginabili. La soddisfazione di appartenere a una comunità globale enorme, ricevi una gratificazione indescrivibile, un senso di pienezza. Se ti senti parte di un Mondo in cui vivi sei veramente felice. Ma bisogna dare tanto, molto di più che non in un lavoro profit. Bisogna avere una predisposizione all’adattamento e alla flessibilità. Bisogna avere un proprio equilibrio di base.

D.: Un tuo consiglio quindi a chi, a questo punto, vorrebbe entrare nel Mondo non-profit.

R.: Fate esperienze. Iniziate dalla realtà che vi circonda, associazioni, parrocchie, centri, così capirete la vostra indole. Se è una vostra passione seguitela e mettetevi alla prova. Poi quando sarete sicuri di voi, studiate. Serve acquisire una propria formazione e una propria personalità e professionalità.

D.: Cinzia, qual è la tua ricetta per salvare il Mondo?

R.: Io non ho una ricetta! Ma voglio spiegarti la mia filosofia con una frase che ho ascoltato durante un corso che ho frequentato di Cooperazione Internazionale: “Il senso ultimo della Cooperazione Internazionale è quello di cessare di esistere”.

D.: Cinzia, per finire, come e dove ti vedi fra 10 anni?

R.: Mi vedo scattante, felice, e in grande forma, sempre in movimento… Fra 10 anni sarà ancora presto per quella casa sul mare (ride…).

 Di Guido Pacifici

Se volete conoscere meglio Cinzia potete leggere i suoi report ai seguenti link:

#StoriedalCampo: Cinzia coordinatrice del master in Project Management ci porta nella sua Tanzania

Le voci di ASVI Social Change: Considerazioni ed emozioni di chi aiuta ad aiutare

#StoriedalCampo: Il Mulino… nero! Ovvero, come sostenere l’educazione con la polenta in Tanzania

 

 

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