#Working4HRM: Smart Working significa gioco di squadra

Gian Paolo Montini | CEO Peter Pan Onlus | 22 Novembre 2016

Ho 52 anni. Per più di 30 anni mi impegno nel volontariato e dopo una carriera manageriale nel “Profit”, circa 11 anni fa, sono passato professionalmente a lavorare nel “No Profit”.

Sia nella mia esperienza precedente che nel Terzo Settore, ho sempre visto che ogni storia di successo aveva al centro la Qualità di una Relazione, quello che chiamo appunto Fattore QR.

I singoli ingredienti sono certamente Persone motivate, tecnicamente preparate, con caratteri capaci ad adeguarsi velocemente e mettersi sempre in discussione per crescere e migliorarsi (soft skills), infrastrutture e tecnologie. Ma è come tutto questo si amalgama che rende una realtà vincente.

Per arrivare al Goal serve un gioco di squadra che necessariamente passa da ogni Persona e dal loro Insieme.

Per me parlare di Smart Working significa la capacità di poter interconnettere ogni elemento permettendo alle Persone di ottenere insieme il miglior risultato possibile.

La relazione nel mondo del lavoro è un paradigma imprescindibile a maggior ragione nelle realtà della Società Civile. Per questo sono proprio le soft skills a dare una misura di quanto una Persona sia capace di far parte di una Squadra e contribuire a renderla tale. E queste sono principalmente capacità che si costruiscono e apprendono sul campo in diversa misura.

Ci sono cose in cui credo e altre in cui non credo siano efficaci e positive al clima di lavoro di un’organizzazione soprattutto se questa produce beni e/o servizi umanitari.

Non credo nei cartellini e firme presenze. Non credo nelle 8 ore fisse al giorno in ufficio. Non credo nelle gerarchie piramidali autoritarie. Non credo nel ruolo classicista del capo. Non credo nei ruoli ingessati.

Credo negli incontri reali senza mezzi virtuali, in quanto serve periodicamente vedersi tutti insieme a condividere e soprattutto senza formalismi.

Credo nella tecnologia come infrastruttura, che permette di lavorare ovunque con chiunque e in ogni momento.

Credo al movimento. Non si devono porre pareti visibili o invisibili, alla creatività dei singoli e del team ma solo obiettivi e criteri (in particolare etici e normativi). Ogni cosa nella vita è in movimento continuo come le nostre cellule.

Credo nella formazione e nel silenzio. Bisogna dare e darsi frequentemente, degli spazi di elaborazione personale e di formazione per poter crescere e aiutare meglio gli altri.

Credo nella delega, alle volte anche non ben definita. Delegare non deve certo sembrare uno scarico ma nemmeno un rigido elenco di mansioni. Significa affidarsi, aver fiducia.

Credo nelle Persone. Questo significa che non tutti siamo adatti a tutte le squadre.

Un’ultima considerazione riguarda la gestione del lavoro nelle piccole e medie organizzazioni. In questi contesti il numero delle risorse non permette di investire nella gestione e formazione. Pertanto serve che i responsabili di tali realtà utilizzino le possibilità della Rete per creare partnership che diano valore e competenze essenziali per la sostenibilità e crescita del HRM.

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