Vincoli pubblici di bilancio e riduzione dei servizi sociali: una “terza via” attraverso i Social Impact Bonds?

Antonio Bonetti | 21 maggio 2013

 

L’interesse per i Social Impact Bonds (SIBs) continua a crescere sia nel Regno Unito (The Economist del 23 febbraio:http://www.economist.com/news/finance-and-economics/21572231-new-way-financing-public-services-gains-momentum-commerce-and-conscience), sia in altri Paesi del mondo, soprattutto Stati Uniti e Australia.

I SIBs consentono di raccogliere finanziamenti da operatori terzi rispetto alla Pubblica Amministrazione per finanziare interventi pubblici in campo sociale, la cui implementazione viene affidata a organizzazioni non lucrative.

Un progetto finanziato tramite SIBs dovrà produrre un impatto sociale significativo. Questa è la ratio di tali progetti. Inoltre, gli stessi profili finanziari degli accordi sottesi a un SIB, che rendono tale strumento così accattivante, si realizzano se e solo se vi sarà un impatto sociale, in quanto:

– i risparmi della spesa pubblica per affrontare problemi sociali cronici si potranno concretizzare solo a fronte dell’efficacia/impatto del progetto;

– il premio finanziario per gli investitori, al termine del progetto, è parimenti legato al suo impatto sociale.

La valutazione dell’impatto del progetto, pertanto, è cruciale. E su questo tema si sta sviluppando un interessante dibattito.

The Economist, tuttavia, ammonisce che “the hardest questions concern the returns that investors will demand if SIBs are to attract serious amounts of money”.

Come potremmo, quindi, rendere i SIBs più attraenti per i capitalisti “pazienti” che, nel caso al termine del progetto non maturino gli impatti sperati, perdono l’intero capitale investito?

Una soluzione a mio avviso interessante è  quella concordata nell’ambito del SIB lanciato nell’agosto 2012 dal Comune di New York. Il SIB è finanziato da un solo investitore – Goldman Sachs – che, tuttavia, non rischia di perdere l’intero capitale investito qualora al termine del progetto l’impatto sia insoddisfacente. Parte del capitale investito, infatti, è garantito da Bloomberg Philantropies.

Questa clausola, nella sua semplicità, appare come un utile correttivo dei primi progetti pilota di SIBs – caratterizzati da un rischio estremo per i finanziatori – per attrarre più sottoscrittori di SIBs.

 

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