Advocacy: women on board? al prossimo giro..

di Francesca Cocchi |18 aprile 2013

 

Continua la strenua battaglia del Commissario Reding per l’approvazione delle quote nei consigli di amministrazione delle società quotate.

Nel novembre 2012 Viviane Reding (Vicepresidente della Commissione e Commissario Europeo per  giustizia, diritti fondamentali e cittadinanza nella Commissione Barroso II) ha avanzato la proposta di fissare una quota di donnepari al 40% all’interno dei c.d.a. delle grandi imprese europee, da raggiungere entro il 2020 per le imprese private e il 2018 per quelle statali.

La proposta si rivolge a circa 5000 imprese in tutta Europa.

La competenza dell’Unione europea di agire su questioni di parità tra i sessi in materia di occupazione e impiego poggia sull’articolo 157 (3) TFUE, fondamento giuridico della proposta.

Questa disposizione è la base di riferimento specifica per le misure vincolanti volte a garantire l’applicazione del principio delle pari opportunità e della parità di trattamento fra uomini e donne in materia di occupazione e di lavoro, comprese le cosiddette azioni positive che prevedano vantaggi specifici a favore del sesso sottorappresentato.

“Women on Board” ha raccolto dati a supporto di questa proposta, secondo i quali molti imprenditori hanno suggerito che la diversità di genere è una forza trainante per le aziende.

Un buon equilibrio di genere nei c.d.a. aumenta le prestazioni economiche delle società, garantisce maggior conoscenza del mercato e migliore qualità del processo decisionale; sostiene i processi di  gestione aziendale e il rispetto del codice etico; incoraggia un migliore utilizzo dei talenti umani e professionali.

L’idea non è stata accolta con entusiasmo in Europa; Polonia, Germania e Repubblica Ceca l’avevano respinta. Secondo gli stessi, la proposta della Reding non avrebbe tenuto conto della situazione delle aziende degli Stati membri.

 

Per saperne di più: http://ec.europa.eu/justice/newsroom/gender-equality/news/121114_en.htm

 

 

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