Molto lavoro da fare insieme sul Nuovo Quadro Logico, il mio contributo critico

Seconda Parte

Continua il dibattito sul Nuovo Quadro Logico e dopo una prima testimonianza vi presentiamo ora la risposta di Andrea Stroppiana, Project Manager presso Ricerca e Cooperazione e docente di lunga data per i Master di ASVI Social Change, con il suo contributo critico sul tema:

“Il documento è molto chiaro e ben fatto in alcune parti e un po’ confuso in altre. In generale posso dire che mi piace e che lo sposo parzialmente. Vorrei ora mettere l’accento su cosa deve essere migliorato.

Finalmente si parla chiaramente degli Intermediate Outcomes – il famoso 5° livello del QL di cui parliamo nelle nostre formazioni da più di 15 anni. Sembra di scoprire l’acqua calda, ma se non si tiene rigorosamente distinto il livello tra Outputsinfrastrutture beni e servizi prodotti dal progetto...” (citando il capitolo sulla “Scomparsa degli Expected Results”) dal livello di Intermediate Outcomes (costituito dai “benefici” derivanti dall’utilizzo di infrastrutture, beni o servizi) si rischia di girare in tondo e di lasciare la confusione inalterata.

Creare dei servizi o beni, ad esempio costruendo un ospedale allora rientra nell’universo degli Outputs (su questo non ci piove) ma il “migliorato accesso alle cure sanitarie” (o la “migliorata consapevolezza o informazione” ) rientra bensì tra gli Outcomes. Spesso questi ultimi rischiano di scomparire nel limbo del pressappochismo se non parliamo del famigerato livello degli Intermediate Outcomes, che non sono un’opzione facoltativa.

Qui sta la differenza con quanto appare nel documento in cui si dice “Ove necessario possono apparire…” piuttosto io direi che è sempre e imprescindibilmente necessario! Non può non essere necessario se no, non c’è RBM, non c’è Result Chain e non c’è Logica di Intervento… Se continuiamo a sfuggire la realtà del 5° livello perchè ci sta scomodo nella Logica di intervento (o, chi preferisce del 6° livello nella Result Chain includendo quello delle Risorse sotto alle Attività), continueremo necessariamente a non poter essere chiari.

Per chiudere il cerchio bisogna però affrontare l’enorme differenza concettuale tra l’Intermediate Outcome e lo Specific Objective o Outcome non intermedio (cambiamogli nome per favore se non vogliamo che la confusione continui a regnare). Mentre il controllo e la responsabilità (mai  stata nominata) arrivano fino agli intermediate Outcomes inclusi, lo Specific Outcome invece è totalmente fuori per sua natura dal controllo e dalla responsabilità del progetto perché frutto di una scommessa tra applicant, stakeholders e Donor (La scommessa tripartita come amo chiamarla). Non è una differenza da poco quella basata sulla responsabilità e sul controllo ed è il fattore che separa concettualmente due mondi: quello degli intermediate Outcomes (e non degli Outputs) e quello degli Outcomes che è l’Obiettivo specifico e che lui, e solo lui sancisce se un progetto ha avuto o meno successo.

Da rendere più chiari alcuni passaggi del documento ad esempio sul vecchio e nuovo che è purtroppo scorretto e fuorviante, con uno stile poco adatto ad un documento che dovrebbe fare chiarezza ed essere rigoroso.

Il paragrafo sugli indicatori da chiarire, Un indicatore definisce quindi cosa deve essere misurato, e non dove si vuole arrivare, che è compito del target” , questa nuova definizione, con la distinzione fra indicatori quantitativi e/o qualitativi, è in effetti più coerente con una ToC e sembra concedere molto alla libertà dei co-applicanti nella definizione di una strategia di monitoraggio dell’azione. Un indicatore deve specificare sia cosa deve essere misurato (nel suo elemento variabile) sia quale è la dimensione del cambiamento (nel suo elemento target), se non ha questi due elementi insiti nella sua formulazione non può essere definito tale.

Infine, il paragrafo che segue sulle Baseline e target è fatto bene ed è chiaro ed esplicativo. Il paragrafo sulle Assumptions è corretto anche, e non cambia nulla rispetto al vecchio Quadro Logico.”

Vi ricordiamo della Prima Parte del dibattito, se non avete avuto l’occasione di leggerla: “Il Nuovo Quadro Logico: un lavoro collaborativo per mettere a punto lo strumento” con la premessa di Marco Crescenzi ed intervento di E.Gerovasi da Info Cooperazione.

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