Crescita sostenibile: la responsabilità fa la differenza

Sandro Calvani | 1 agosto 2013

 

“Scusatemi tanto: non ce l’ho fatta a mantenere la promessa di crescita degli arrivi internazionali”. L’anno scorso mi aveva sorpreso leggere sul quotidiano di Bangkok la lettera di scuse in pubblico da parte del direttore generale del principale aeroporto Internazionale della città. Non capita spesso di leggere le scuse di funzionario pubblico per i suoi fallimenti nel servire gli obiettivi di gestione della cosa pubblica.

La notizia mi ha interessato in particolare perchè girando il mondo per trent’anni mi sono convinto che i successi dell’economia e dell’innovazione sociale li fanno soprattutto i carismi e le responsabilità personali di milioni di persone che non fanno mai notizia sui giornali, e non le decisioni dei potenti cui si presta sempre troppa attenzione.  

Inoltre erano davvero curiosi i dettagli di questo esempio di crescita e di responsabilità. La crescita di arrivi di turisti e uomini d’affari era stata nel 2012 di “solo” il 15,38%, quindi 0,62% sotto ai livelli promessi del 16%, ma comunque una crescita notevole, rispetto alle percentuali di crescita negativa cui siamo abituati in Occidente!

Avete mai sentito un responsabile di impresa in Italia scusarsi perchè ha ottenuto una crescita di solo il 15,4%? 

Tra gli altri target dell’aeroporto c’era anche una crescita di arrivi dai paesi vicini del 26% rispetto all’anno precedente, anch’esso obiettivo fallito, perchè la crescita era stata “solo” del 25.06%. La lettera alludeva ad alcune attenuanti: la devastante alluvione dell’anno prima che aveva causato molte cancellazioni delle prenotazioni dei turisti e l’apertura di un secondo aeroporto internazionale, che aveva dunque dirottato molti arrivi dall’unico aeroporto che c’era prima.

Avete capito bene:  a causa di un disastro naturale e del fatto che la città ha adesso due aeroporti internazionali, ambedue variabili enormi che certo non dipendevano dalle capacità di management del contrito direttore generale. La lettera concludeva con la promessa che l’aeroporto avrebbe cercato di fare meglio nel 2013.

Già l’idea che si possa imputare alle capacità di management di un direttore d’aeroporto un calo o una crescita degli arrivi la dice lunga sul senso di responsabilità collettiva di un’impresa economica pubblica, vista l’enorme quantità di altre variabili che influiscono sul traffico aereo verso la Thailandia e la sua capitale.

Ma certo è comunque una responsabilità importante.

Perchè da quella crescita dipende anche la crescita di tutto l’enorme indotto di quanta benzina si vende, quanti pasti si preparano per i passeggeri degli aerei e nei  50 ristoranti dell’aeroporto, gli incassi nei 90 shops, il numero di nuove assunzioni per tutti i servizi, il numero di viaggi in bus e in taxi, e così via.

Tra i servizi che l’aeroporto ha cercato subito di migliorare ce ne sono alcuni che farebbero sorridere o sorprendere molti in Occidente. Ne cito solo uno: l’obiettivo di avere i bagni più belli, più moderni e più puliti al mondo. Obiettivo raggiunto in meno di un anno grazie alla collaborazione di tante imprese e di centinaia di addetti alle pulizie, il cui orgoglio di campioni del mondo adesso si vede nei loro occhi. 

Con migliaia di persone così responsabili in ogni pezzettino dell’enorme puzzle del turismo, la Thailandia ha oggi una crescita totale del turismo del 19% annuo per i primi cinque mesi del 2013, mentre era stata del 16% nel 2012, e del 21% nel 2011. Tanto che l’associazione degli albergatori ha chiesto al Governo se non sarebbe meglio frenare un po’ i tassi di crescita per garantire che i tanti giovani appena formati e reclutati nel settore possano mantenere i livelli di qualità che hanno reso la Thailandia famosa nel mondo.

Il 2 Giugno 2013 la rivista Time e il sondaggio MasterCard hanno dato a Bangkok il primo posto in classifica come città più visitata al mondo (Londra al secondo posto, e Parigi al terzo) recuperando quindi dal terzo posto ottenuto nel 2008 dopo Londra e New York.

Con 22 milioni di  visitatori l’anno che restano mediamente 9 giorni e mezzo, l’industria nazionale del turismo incassa oltre 11 miliardi di Euro. Ancora un dato interessante: il 55% dei turisti non sono alla prima visita, quindi oltre la metà del business è dovuto a clienti soddisfatti che ritornano. Una parte importante degli arrivi sono i 2.4 milioni di stranieri che ogni anno scelgono Bangkok per curarsi nei suoi ospedali, tra i migliori al mondo come qualità ospedaliera e primi in assoluto come livello di soddisfazione dei clienti, che è oltre il 99%.

Certo nessuno dei clienti del cosiddetto turismo di salute capisce una parola di lingua Thai, ma il mondo intero capisce benissimo la grande cortesia ed il sorriso thailandese.

In lingua Thai Suvarnabhumi significa “aeroporto d’oro”. 

Un anno dopo la sua promessa di fare meglio in futuro, il direttore dell’aeroporto Suvarnabhumi non si è fatto vivo con i giornali. Ma sono andato a curiosare sul sito internet dell’autorità aeroportuale per sapere qual è stato il risultato di crescita dell’aeroporto per i primi 5 mesi del 2013: 24.98% su base annua e 46.65 % di crescita di arrivi dai paesi vicini. Più o meno il doppio dei target stabiliti. Vinta la medaglia d’oro, nulla di che scusarsi.

Questa storia è esemplare delle dinamiche sociali che permettono alla Thailandia di mantenere un livello di disoccupazione sottozero: ci sono sempre più posti di lavoro che persone che cercano lavoro, soprattutto per i giovani che sono il 50% della popolazione e preferiti in tutte le occupazioni.

Un’occupazione al 100% con un livello di felicità dei lavoratori alto, è il volano che spinge tutto il resto dell’economia e della società, compresa la continua innovazione sociale, gli indici di borsa e la crescita economica di Bangkok oltre il 9% annuo.

 

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